LA CARNE ROSSA CAUSA IL CANCRO?

Secondo me il problema delle proteine è che ogni giorno ascoltiamo terrorismo l’uguaglianza carne= tumore e questo arriva da persone considerate autorevoli che, chiaramente, destabilizza le mie idee sulla bontà della carne… Quello che mi chiedo è: perché certi medici dovrebbero sostenere la tesi che la carne porta al cancro ? Se si pensa che non sia vero, mi viene da chiedermi quale sia il ritorno per affermare questa presunta bufala??

Ho ricevuto questo messaggio da una nostra follower. Io suppongo che questi medici credano veramente che la
carne causi il cancro. Per questo lo sostengono con convinzione.

Ma perché ci credono?
Perché la notizia è arrivata direttamente dall’OMS, che la maggior parte dei medici ritiene essere una fonte attendibile. Quindi non hanno approfondito per verificare se l’evidenza a supporto fosse convincente.

Per fortuna esistono persone che mettono in discussione tutto, anche le affermazioni anche dall’OMS, se l’evidenza necessaria non è presente. In questo approfondimento andremo a vedere proprio le posizioni di medici e scienziati
che hanno messo in discussione l’evidenza su cui poggia il documento dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).

Cominciamo dall’inizio: nell’ottobre 2015 ventidue scienziati provenienti da dieci nazioni si sono incontrati nella sede di Lione dello IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, un organismo intergovernativo facente parte dell’OMS) per valutare se la carne rossa e la carne processata fossero cancerogene.

Da quell’incontro nacque la centoquattordicesima monografia dello IARC “carne rossa e carne processata” (1) dove si afferma che:
– la carne rossa è un probabile cancerogeno umano, classificato nel gruppo 2A
– la carne processata è un certo cancerogeno per gli esseri umani, classificata nel gruppo 1

A questa pubblicazione i media fecero seguito con titoloni a prima pagina e notizione in prima serata: la carne rossa fa venire il cancro.

Ma è vero?

Cerchiamo di approfondire, al fine di poter giungere alla nostra conclusione personale basata su fatti, evidenza e buon senso. Come sapete ritengo che il pensiero critico sia cruciale per una società che possa definirsi matura ed evoluta. Il pensiero critico si basa sull’analisi di fatti, prove, osservazioni e argomenti per formare un giudizio solido attraverso processi mentali.

Spesso mi chiedete: come fai a essere così sicura di quello in cui credi? Semplice: ho investito tempo per informarmi, raccogliendo fatti e dati certi che mi hanno permesso, attraverso un processo mentale, di giungere ad una conclusione solida. Attenzione: solida ma non rigida. La conoscenza del genere umano è in continua evoluzione, quindi quello che oggi ritengo vero, domani potrebbe essere smentito da una nuova scoperta. Quindi è necessario mantenere sempre una mentalità aperta. La scienza e la tecnologia evolvono continuamente (per fortuna, altrimenti avremmo ancora le ruote in pietra)

Cominciamo la nostra raccolta di informazioni scoprendo quali e quanti sono i gruppi in cui lo IARC suddivide le sostanze in base alla loro probabilità di causare il cancro:

gruppo 1, cancerogeni umani certi, contiene 126 sostanze
gruppo 2°, carcinogeni probabili per gli esseri umani, contiene 94 sostanze
gruppo 2B, possibili carcinogeni umani, contiene 322 sostanze
gruppo 3, non ancora classificabili come carcinogene, contiene 500 sostanze
Nel gruppo 1 insieme alla carne processata troviamo anche le sigarette e l’amianto

Sul sito dell’organizzazione mondiale della sanità, nella pagina delle domande frequenti relative al tema “carne e cancro”, troviamo questa interessante domanda (2) “la carne processata è stata classificata come un cancerogeno del gruppo 1 per gli essere umani. Anche le sigarette e l’amianto sono nel gruppo 1. Questo significa che la carne processata è cancerogena come le sigarette e l’amianto? Risposta: No. La carne processata è nello stesso gruppo di sigarette e amianto ma non significa che sia ugualmente pericolosa. La classificazione dello IARC rispecchia la robustezza dell’evidenza scientifica sulla cancerogenicità di una sostanza. Non valuta il livello di rischio.

Informazione estremamente interessante: lo IARC inserisce una sostanza nel gruppo 1 se c’è una robusta evidenza scientifica che quella sostanza sia cancerogena. Non ha nulla a che fare con il livello di rischio. Per capire meglio: il consumo di alcolici aumenta il rischio di cirrosi epatica da 7 a 20 volte, fumare aumenta il rischio di sviluppare un tumore ai polmoni da 10 a 30 volte, consumare carne aumenta il rischio di qualsiasi malattia a cui sia stato associato non più di 1,5 volte. C’è una differenza abissale e molti scienziati dicono che un aumento di 1,5 volte non sia sufficiente per affermare che la carne rossa sia cancerogena, perché potrebbero esserci altri fattori in gioco.

Sempre nella stessa pagina delle FAQ (2) c’è un’altra interessante domanda “la carne processata è stata classificata nel gruppo 1: cancerogena per gli esseri umani. Cosa significa?” Risposta: questa categoria (il gruppo 1) è usata quando c’è sufficiente evidenza della cancerogenicità che la sostanza causi il cancro. Solitamente la valutazione si basa su studi epidemiologici che mostrano lo sviluppo del cancro negli esseri umani esposti alla sostanza. Nel caso della carne processata, questa classificazione è basata su sufficiente evidenza emersa da studi epidemiologici che mangiare carne processata causa il carcinoma (cancro) del colon-retto.

Affinché si possa comprendere cosa significa questa affermazione è necessario conoscere cosa sia uno studio epidemiologico, come viene svolto e il livello di evidenza a esso associato.

Uno studio epidemiologico viene definito osservazionale, ovvero si osserva una popolazione per un determinato lasso di tempo. Durante questo tempo si registrano dei parametri, per esempio i casi di carcinoma del colon-retto, gli eventi cardiovascolari, i decessi, etc.

Ci sono studi epidemiologici che durano decenni. Il più lungo di tutti è il Framingham Heart Study, iniziato nel 1948 e tutt’ora attivo con la terza generazione di partecipanti.

Durante uno studio epidemiologico (o alla fine di esso) si va a vedere se c’è una relazione tra un determinato esito clinico (nel nostro caso il carcinoma del colon retto) e una determinata azione (nel nostro caso consumare carne processata). In gergo tecnico questa relazione viene definita correlazione: osserviamo che c’è una correlazione tra le persone che sviluppano il cancro al colon retto e il consumo di carne rossa.

Il fatto che ci sia una correlazione tra due cose non prova che una sia la causa dell’altra. Infatti la regola che qualsiasi ricercatore serio e rigoroso ha ben scalfita nel suo cervello è: “correlation doesn’t mean causation” (una correlazione non significa causalità). Uno studio epidemiologico non può provare la causalità tra due eventi, può solo osservare una correlazione tra i due. Per provare che A sia la causa di B bisogna fare uno studio RCT.

Uno studio randomizzato controllato (RCT) è uno studio dove si prendono due gruppi di persone omogenee (con caratteristiche simili di età, stato di salute, etc) che vengono seguite ed analizzate mentre fanno due cose diverse. Per esempio il gruppo 1 prende un farmaco mentre il gruppo prende un placebo (un finto farmaco). Se nessuna delle persone coinvolte nello studio (pazienti e ricercatori) sa chi sta assumendo il farmaco e chi il placebo gli studi randomizzati controllati vengono definiti “a doppio cieco”. In questo modo si eliminano possibili condizionamenti personali. Non tutti gli studi gli studi randomizzati sono a doppio cieco.

Gli studi RCT sono studi di intervento, che significa che si interviene facendo qualcosa: il gruppo 1 prende un farmaco mentre il gruppo 2 prende un placebo. Si utilizzano per valutare la causalità tra A e B. Gli studi epidemiologici invece sono studi osservazionali, semplicemente osservo cosa accade e ipotizzo che vi sia una correlazione da A e B. Scusate se mi ripeto: gli studi epidemiologi non possono provare causalità (che A sia la causa di B).

QUESTIONARI ALIMENTARI ED EVIDENZA SCIENTIFICA

C’è una cosa molto interessante che è fondamentale conoscere: quando in uno studio epidemiologico è necessario rilevare cos’ha mangiato la popolazione osservata, viene usato un questionario sulla frequenza alimentare (4).

Il questionario è composto da più di 100 domande di questo genere:
1) negli ultimi 12 mesi quanto spesso ha bevuto un succo di arance o di pompelmo?
2) Negli ultimi 12 mesi quanto spesso ha mangiato piselli (freschi, in scatola o congelati)?
3) Negli ultimi 12 mesi quanto spesso avete mangiato il pollo con la pelle?

Le possibili risposte sono:
Mai
Una o meno volte al mese
2-3 volte al mese
1-2 volte alla settimana
3-4 volte alla settimana
5-6 volte alla settimana
1 volta al giorno
2-3 volte al giorno
4-5 volte al giorno
6 o più volte al giorno

Ora vi chiedo: se doveste compilare questo questionario, ritenete che le vostre risposte sarebbero accurate? Vi ricordate quanto spesso avete mangiato pollo l’anno scorso? E quante di queste volte aveva la pelle???

Secondo voi rilevare cos’ha mangiato una popolazione attraverso questo tipo di questionari, si può considerare attendibile?

Altro fatto importante: molti questionari non chiedono informazioni in merito alle porzioni consumate (3) e questo può fare un’enorme differenza:se mangiamo troppo, aumenteremo di peso e l’obesità è una delle principali cause di patologie.

Per la poca attendibilità dei questionario alimentare, per il fatto che un’osservazione rilevata da un epidemiologo potrebbe essere influenzata dalle sue credenze, perché ci possono essere fattori confondenti non rilevati durante l’osservazione, e per tante altre ragioni… gli studi epidemiologi hanno un basso livello di evidenza scientifica.

Nella medicina basata sull’evidenza esiste un sistema chiamato “gerarchia dell’evidenza” che classifica la fonte di un dato scientifico in base al suo livello di evidenza. Qui riporto la versione semplificata pubblicata sul sito del governo australiano (5). La versione più utilizzata è quella del centro per la medicina basata sull’evidenza di Oxford (6).

Mano a mano che saliamo verso la punta della piramide aumenta il livello di evidenza della fonte. Gli studi epidemiologi sono studi osservazionali e stanno alla base della piramide, ovvero hanno un basso livello di evidenza scientifica. Gli studi randomizzati controllati (RCT) invece hanno un alto livello di evidenza. Mentre le revisioni sistemiche degli RCT hanno il massimo livello di evidenza.

Note per nerd

La revisione sistematica è uno studio che partendo da una domanda “i grassi saturi sono la causa delle malattie cardiovascolari?” valuta e riassume tutti gli studi clinici sull’argomento producendo una sintesi accurata che dovrebbe rispondere alla domanda di partenza. Una meta-analisi è una tipologia di revisione sistematica che sintetizza secondo metodologie statistiche i risultati quantitativi degli studi RCT. Una revisione sistematica analizza anche la qualità metodologica degli studi RCT. Chiaramente se gli RCT sono fatti male, anche i risultati di metanalisi e revisioni sistemiche saranno spazzatura, “garbage in, garbage out” (spazzatura dentro, spazzatura fuori).

L’EVIDENZA È VERAMENTE SUFFICIENTE?

La monografia dello IARC afferma che la classificazione della carne processata come sicuramente cancerogena, “è basata su sufficiente evidenza emersa da studi epidemiologici che mangiare carne processata causa il carcinoma (cancro) del colon-retto.

Abbiamo appena visto che il livello di evidenza scientifica degli studi epidemiologici è molto basso. Quindi la sufficiente evidenza scientifica che la carne processata causi il cancro da dove emerge?

Nel 2014 venne pubblicato uno studio (7) dove 23 scienziati riunitisi in Norvegia, dopo aver analizzato le varie fonti disponibili sull’argomento cancro e carne rossa, affermarono “i dati epidemiologi sull’associazione che la carne rossa e la carne processata aumentino il rischio di cancro al colon retto sono inconsistenti”.

Nel 2022 è stato pubblicato su Nature, probabilmente la rivista scientifica più importante al mondo, lo studio “Effetti sulla salute associati al consumo di carne rossa non trasformata”: sebbene ci siano alcune evidenze che il consumo di carne rossa non trasformata sia associato a un aumento del rischio di incidenza di malattie e mortalità, queste sono deboli e insufficienti per formulare raccomandazioni più forti o conclusive.

Questo studio fa parte della nuova collezione di Nature “The burden of proofs studies”: un nuovo metodo per valutare la forza dell’evidenza per i fattori di rischio e le patologie associate. Un nuovo strumento per valutare l’evidenza scientifica: questi studi forniranno dati per lo sviluppo delle future linee guida sanitarie, cliniche e nutrizionali. (8)

Ma non finisce qui: qualche giorno (22 novembre 2023) fa è stato pubblicato uno studio (9), sempre su Nature dove è emerso che l’acido vaccenico migliora l’abilità del linfocita CD8+ T di infiltrare e uccidere le cellule cancerogene. Analizzando pazienti malati di tumore, quelli con i più alti livelli di acido vaccenico nel sangue hanno risposto meglio all’immunoterapia. Acido vaccenico… il nome vi ricorda qualcosa? Si trova nella carne e nel latte dei ruminanti: vacche, pecore, capre, etc. E si trova anche nel latte umano. L’unico modo di avere acido vaccenico nel sangue è consumare alimenti che lo contengano.

L’EVIDENZA CITATA DALLO IARC

A questo punto, non siete curiosi di vedere la “sufficiente evidenza” scientifica che ha portato gli scienziati dello IARC a classificare la carne rossa come probabile cancerogeno e quella processata come certo cancerogeno?

Per fare questo cito il bellissimo articolo (10) della dottoressa Georgia Ede, psichiatra laureata ad Harvard, molto conosciuta per curare malattie psichiatriche anche molto gravi con la dieta chetogenica.

Il testo in corsivo è la traduzione di parte dell’articolo della dottoressa Georgia Ede.

La prima domanda che si pone la dottoressa Ede è: com’è possibile che lo IARC sia arrivato a conclusioni così diverse rispetto a quelle degli scienziati riunitisi in Norvegia? Risposta: presero decisioni irresponsabili.

1) Hanno selezionato solo gli studi che supportavano le conclusioni “anti-carne” ignorando quelli che non mostravano alcuna correlazione o persino un effetto protettivo.

2) Lo IARC si è basato pesantemente su decine di “studi epidemiologici” (che sono incapaci di dimostrare causalità) per sostenere l’affermazione che la carne provoca il cancro.

3) Lo IARC ha citato solo sei studi sperimentali:
– tre su ratti a cui sono stati iniettate con potenti sostanze cancerogene prima di essere nutriti con una dieta a base di carne (con un contenuto proteico 3 volte maggiore alle loro necessità e deficitaria in calcio).
– tre sull’uomo, ma con un numero molto ridotto di soggetti e con gravi difetti nel loro
svolgimento come l’uso di biomarcatori non affidabili o datati e/o la mancanza di controlli
adeguati.

4) Alcune delle teorie avanzate dallo IARC su come la carne rossa/trasformata potrebbe causare il cancro sono controverse o già state smentite. Queste teorie sono state screditate all’interno degli stessi testi degli studi citati a sostegno delle conclusioni anti-carne dello IARC, suggerendo ancora una volta che i membri del comitato dell’OMS o non hanno letto questi studi o hanno deliberatamente omesso informazioni che non supportavano la loro posizione anti-carne.

Accuse molto pesanti direi. Se volete le spiega una per una nel suo articolo (10) che potete tradurre utilizzando Chrome o ChatGPT. Io qui citerò solo la sua spiegazione relativa agli studi epidemiologici

L’EVIDENZA EPIDEMIOLOGICA CONTRO LA CARNE

Lo IARC ha esaminato oltre 800 studi epidemiologici sull’uomo riguardanti carne rossa/trasformata e tutti i tipi di cancro. Dei 16 tipi di cancro esplorati, l’OMS ha scelto di basare la sua sentenza apocalittica solo sugli studi sul cancro del colon-retto (presumibilmente perché le prove relative ad altri tipi di cancro erano carenti). Su 800 studi ne sono stati presi in considerazione solo 29 sul legame carne rossa e cancro e 27 su quello tra cancro e carni processate.

Il problema degli studi epidemiologici

Gli studi epidemiologici non sono esperimenti; sono ipotesi non testate (supposizioni) e quindi non possono dimostrare relazioni causa-effetto tra due cose qualsiasi, inclusi carne e cancro. Il metodo scientifico richiede che queste supposizioni siano successivamente testate in studi clinici per verificare se sono accurate o meno.

Ecco un esempio: immaginiamo di voler capire cosa causa l’alcolismo. Intervistiamo 10.000 alcolisti e 10.000 non alcolisti somministrando loro questionari sui loro comportamenti quotidiani. Ci chiediamo se i pretzel abbiano qualcosa a che fare con il bere, perché tuo nonno alcolizzato spesso rientra tardi a casa con briciole di pretzel sulla camicia (la dottoressa Ede fa questo specifico esempio per far comprendere come le esperienze personali possano influenzare gli studi). Quindi nel tuo studio includi la seguente domanda: “Quante volte hai mangiato i pretzel negli ultimi due anni?” Se scopri che gli alcolisti riferiscono di aver mangiato significativamente più pretzel dei sobri, il giorno successivo potrebbe comparire il seguente titolo sui giornalit: “Mangiare pretzel aumenta il rischio di alcolismo”. Assurdo. L’associazione non implica causalità. Potrebbe essere che i pretzel causino l’alcolismo, ma potrebbe anche essere che gli alcolisti trascorrano più tempo nei bar dove ci sono molti pretzel gratuiti. L’unico modo per sapere con certezza cosa sta succedendo è fare un esperimento. Nutri alcuni non alcolisti con pretzel ogni giorno e osserva cosa succede a loro rispetto a un gruppo simile a cui è vietato mangiare pretzel. (

Spessissimo i ricercatori vedono che dall’epidemiologia emerge una correlazione tra alcuni alimenti e alcuni problemi di salute, ma quindo conducono esperimenti per testare la teoria, non trovano alcuna connessione. Questo è il motivo per cui le nostre notizie sulla nutrizione cambiano costantemente. Un giorno le uova fanno male, il giorno dopo vanno bene.

EPIDEMIOLOGIA FUORI CONTROLLO

Purtroppo la situazione riguardo l’utilizzo di studi epidemiologici per formulare consigli nutrizionali alla popolazione è GRAVISSIMA. Così grave da aver portato il rispettatissimo professor John P.A. Ioannidis di Stanford a scrivere un articolo (11) intitolato “Perché la maggior parte delle scoperte pubblicate sono false”. Un articolo che è stato citato 12.672 volte, un numero ENORME, in quanto vi ricordo dei 58 milioni di studi pubblicati, solo 14.500 studi hanno più di 1.000 citazioni. (12)

Per farvi capire la gravità della situazione vi riporto i risultati dello studio (13) condotto da Young e Karr: abbiamo analizzato 12 studi clinici che hanno testato 52 affermazioni emerse da studi epidemiologici. Tutti hanno confermato che non c’erano prove a favore delle affermazioni emerse dagli studi epidemiologici. Ripetiamo questo dato: 0 su 52. In altre parole, il 100% delle affermazioni emerse dagli studi epidemiologici era falso. A dire il vero, negli studi clinici 5 delle 52 dimostrano esattamente il contrario di quanto affermato dagli studi epidemiologici.

Voglio che voi capiate perché tutto questo è GRAVISSIMO: i consigli nutrizionali che vengono dati alla popolazione vengono dedotti proprio da questi studi epidemiologici. A me sinceramente viene da piangere… Siamo nel 2023, ci sentiamo evoluti e tecnologicamente avanzati, ma in realtà non c’è molta differenza dal Medioevo.

L’ESPERIENZA PROFESSIONALE PIÙ FRUSTRANTE DELLA MIA VIAT

Il professor David M. Klurfeld è responsabile del programma nazionale per la nutrizione umana presso il dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti (USDA). La sua ricerca si è concentrata sulla relazione tra dieta e prevenzione di malattie croniche come il cancro, le malattie cardiache e le calcolosi biliari. Ha pubblicato più di 200 articoli scientifici e nel 2015 è stato uno dei 22 membri della commissione dello IARC che ha pubblicato la monografia su carne rossa e cancro.

Ecco le sue parole (14) in merito alla sua partecipazione al comitato dello IARC: “È stata la più frustrante esperienza professionale della mia vita. Credo che la maggior parte degli scienziati presenti avessero già deciso di affermare una correlazione tra cancro e carne rossa ancor prima di aver esaminato gli studi. Diversi membri del comitato erano vegetariani e questo dal mio punto di vista è un conflitto di interessi quando fai parte di un comitato che redige raccomandazioni alimentari, in quanto ritengo che i pregiudizi intellettuali siano molto forti e dovrebbero essere dichiarati. Come me, molti membri del comitato non era d’accordo con il risultato pubblicato, non è stato certo un voto unanime.”

Gli scienziati sono esseri umani e quindi vengono influenzati dalle loro stesse credenze. A seguito dell’esperienza nel comitato dello IARC il professor Klurfeld ha pubblicato due articoli a favore della carne rossa:

“Gli esseri umani si sono evoluti come onnivori ed è stato proposto che la cottura della carne abbia permesso lo sviluppo di cervelli più grandi, contribuendo al nostro successo come specie. La carne è uno degli alimenti più densi di nutrienti: fornisce proteine di alta qualità, ferro eme, zinco e vitamine B6 e B12. Nonostante questi vantaggi, studi epidemiologici hanno collegato il consumo di carne rossa o trasformata con obesità, diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e tumori di vari organi. La maggior parte degli studi osservazionali riporta rischi relativi leggermente aumentati. Tuttavia, ci sono molte limitazioni in tali studi.” (15)

“La carne rossa è un alimento ricco di nutrienti che fornisce quantità significative di proteine, aminoacidi essenziali, vitamine e minerali. Nonostante le affermazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che il consumo di carne trasformata provochi il cancro al colon e che la carne rossa probabilmente provochi il cancro, i dati osservazionali utilizzati per supportare tali affermazioni sono deboli, confusi da molteplici fattori non misurati e non supportati da altri tipi di ricerca necessari per giungere a una tale conclusione. Circa 85 grammi di carne magra forniscono il 9% delle calorie giornaliere in una dieta da 2.000 calorie e solo il 10% di grassi, ma più della metà del fabbisogno giornaliero di proteine, selenio, niacina e vitamina B12, insieme a un quarto del fabbisogno di ferro e quasi la metà dello zinco necessario. Questi numeri sottolineano la densità nutrizionale a della carne rossa.” (16)

DENSITÀ NUTRIZIONALE DEGLI ALIMENTI

Questo è un discorso molto interessante: oltre alle calorie, un aspetto fondamentale del cibo che ingeriamo sono i micronutrienti che apporta: vitamine e minerali. I micronutrienti prioritari sono: ferro, zinco, folato, vitamina A, calcio e vitamina B12, se mancano, la nostra salute ne risentirà. In questo interessante studio (17) le ricercatrici hanno stilato una tabella dei cibi più o meno ricchi di nutrienti. Per ferro e zinco hanno preso in considerazione anche la loro biodisponibilità.

Nella seguente tabella vediamo i grammi e le calorie necessarie per apportare un terzo del fabbisogno giornaliero di vitamina A, folato, vitamina B12, calcio, ferro e zinco per adulti oltre i 25 anni di età.

Solo 11 calorie di fegato apportano 1/3 fabbisogno giornaliero di vit A, vit B12, acido folico, calcio, ferro e zinco. Per avere lo stesso introito di micronutrienti avremmo bisogno di consumare 555 calorie di legumi. Questa è la densità nutrizionale: la concentrazione di nutrienti all’interno di un alimento. Consumare alimenti a bassa densità nutrizionale ci porterà inevitabilmente a consumare più calorie, come provato dalla protein leverage hypothesis. Leggi l’approfondimento in merito qui.

Osserviamo con attenzione: nei primi 10 posti ci sono 9 fonti animali e 1 fonte vegetale. Come mai? Perché le proteine animali sono alimenti ricchi di nutrienti altamente disponibili e quindi sono ottimali per la specie umana. Inoltre contengono anche tutti gli aminoacidi essenziali.

ATTENZIONE: per quanto riguarda il ferro, gli alimenti sono stati classificati in tre livelli di assorbimento:
20% per la carne di ruminanti
15% per tutti gli altri alimenti di origine animale
10% per tutti gli alimenti di origine vegetale
Interessante: il livello di assorbimento dipende dalla proporzione di ferro eme e non eme contenuta 68% di ferro eme nella carne di ruminanti, tra cui manzo
39% di ferro eme nel maiale
26% di ferro eme nel pollo, pesce e frutti di mare, uova e latticini
40% di ferro eme in tutte le altre carni, comprese le frattaglie

Quindi, la quantità di ferro eme contenuta determina il livello di assorbimento del ferro. Il ferro eme si trova solo nella carne animale. Quindi sì, è vero che anche i vegetali contengono ferro, ma il livello di assorbimento è bassissimo, in quanto non contengono ferro eme.

Se avete carenza di ferro, fatevi un regalo: mangiate fegato! Se il fegato non vi piace oggi esistono integratori contenenti fegato liofilizzato di manzo grass-fed. In Europa li trovate da Dense Nutrition e Nordic Kings. E chi lo sa, magari un giorno anche da Live Better! 😉

EVOLUZIONE

Ma come mai le proteine animali sono una fonte ottimale di nutrimento per la specie umana? Semplice: sono il principale alimento consumato durante la nostra evoluzione. Questa non è una supposizione, è un fatto certo che emerge dalle analisi del contenuto di azoto delle ossa dei nostri antenati. Vi spiego: le piante assorbono l’azoto dal terreno e dall’atmosfera, questo azoto poi si “concentra” negli erbivori che consumano le piante e successivamente si “concentra” nei carnivori che consumano gli erbivori. Praticamente la percentuale di azoto presente in un essere vivente ci permette di comprendere di cosa si nutra , e quindi dove si posiziona nella catena alimentare. Le ossa dei nostri antenati hanno un contenuto di azoto altissimo, che li posiziona al vertice della catena alimentare. Trovate tutti gli studi a supporto in questo approfondimento.

Elena ma gli uomini del paleolitico morivano giovani!

Non è proprio così. L’aspettativa di vita è semplicemente un calcolo statistico che viene fortemente influenzato dalla mortalità infantile. Non ha nulla a che vedere con l’età a cui si moriva veramente. Facciamo un esempio: durante l’impero romano l’aspettativa di vita per un uomo era 38,8 anni. Questo non significa la maggior parte della popolazione morisse tra i 36 e i 40 anni. L’imperatore Augusto morì a 75 anni e non era il solo a morire a quell’età. Ma allora perché l’aspettativa di vita nell’impero romano era 38,8 anni? In passato la mortalità infantile era altissima, questo aveva un impatto enorme sull’aspettativa di vita. Facciamo un esempio: immaginiamo una popolazione di 2 persone, una muore a 1 anno e l’altra a 79 anni. La somma degli anni vissuta è 80, il numero delle persone in vita 2, quindi 80:2 = aspettativa di vita 40 anni. Avete capito quanto questo numero possa trarre in inganno??? Trovate le referenze agli studi in merito nell’approfondimento citato poco sopra.

Gli uomini paleolitici erano nomadi, quindi non avevano vere case che potessero proteggerli dagli eventi atmosferici; non avevano medicinali, quindi le infezioni potevano facilmente portare alla morte; non conoscevano cosa fosse l’igiene e quindi per esempio le morti legate al parto erano altissime. Quindi è difficile comparare la loro lunghezza di vita con le nostre (piene di agi e comfort).
Però possiamo comparare le condizioni fisiche: erano fisicamente MOLTO più forti e sani di noi. Infatti DOPO l’introduzione dell’agricoltura si verificarono questi fatti (18,19):

• – Siamo diventati più bassi.
• – Le carie dentali sono aumentate di 4 volte
• – L’altezza della base cranica è diminuita de 15%, segno di malnutrizione
• – L’indice di apertura pelvica è diminuita del 7%, indicatore di malnutrizione
• – L’aspettativa di vita è inizialmente peggiorata, per poi migliorare intorno al 2.000 a.C.
• – L’anemia da carenza di ferro è aumentata
• – La densità ossea è diminuita

Perché la nostra salute è peggiorata così tanto da quando abbiamo inventato l’agricoltura? Perché la nostra alimentazione era drammaticamente cambiata: mangiavamo principalmente cereali e la carne era pochissima. I cereali sono ricchi di fitati che si legano ai sali minerali impedendone l’assorbimento (questo spiega i problemi visti sopra legati alle ossa) inoltre meno carne significa meno micronutrienti altamente biodisponibili (come il ferro per esempio) che quindi determinano un indebolimento di tutto il corpo.

Ultima riflessione affascinante: quando eravamo primati mangiavamo vegetali, ma sembra che quello che ci ha permesso di far crescere il nostro cervello, diventando esseri umani, sia stata la carne. L’Expensive Tissue Hypothesis, ipotesi del tessuto costoso (20), sostiene che se il cervello è grande, l’intestino debba essere piccolo in quanto entrambi i tessuti sono energicamente costosi e non è sostenibile avere entrambi grandi. Essendo la carne un alimento ricco di energia e di macro e micronutrienti, per digerirla basta un intestino più piccolo. Questa ipotesi sostiene che quando iniziammo a mangiare carne il nostro intestino rimpicciolì e il nostro cervello crebbe.

Oggi c’è chi ipotizza che il processo sia iniziato 3,4 milioni di anni fa quando i primi ominidi iniziarono a mangiare midollo e cervello delle carcasse degli animali uccisi da predatori (21). Il midollo e il cervello sono altamente nutrienti e forniscono i precursori degli acidi grassi necessari allo sviluppo del cervello. La ragione per cui il pH del nostro stomaco è molto acido (1,5 – 2,0), come quello degli animali che si cibano di carcasse (tipo gli avvoltoi), sembra essere proprio questo: abbiamo iniziato a mangiare proteine animali cibandoci dei resti lasciati dai carnivori e quindi già parzialmente in decomposizione. L’acidità del nostro stomaco permetteva di disinfettare la carne. (22)

CARNE E ASPETTATIVA DI VITA

In questo interessante studio (22) i ricercatori hanno messo in relazione il consumo totale di carne e l’aspettativa di vita del 90% della popolazione mondiale. Le loro conclusioni: “Questo studio ha dimostrato che il consumo di carne è positivamente associato all’aspettativa di vita a livello nazionale. Le ragioni sottostanti potrebbero essere che la carne fornisce non solo energia, ma anche nutrienti completi al corpo umano. Dal punto di vista evolutivo, la carne è probabilmente stata un componente indispensabile nella dieta umana per milioni di anni, come evidenziato geneticamente dagli enzimi digestivi della carne e dall’anatomia del tratto digestivo. Il profilo nutrizionale completo della carne ha consentito agli esseri umani di ottenere molti benefici fisici, tra cui una maggiore aspettativa di vita.”

ORA PROVIAMO A USARE IL BUON SENSO

Com’è possibile che l’alimento in assoluto più ricco di nutrienti necessari al nostro corpo e che ci ha permesso di evolvere il nostro cervello diventando umani, oggi sia la causa del cancro al colon retto? Lascio a voi la risposta.

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BIBLIGRAFIA

  1. https://publications.iarc.fr/Book-And-Report-Series/Iarc-Monographs-On-TheIdentification-Of-Carcinogenic-Hazards-To-Humans/Red-Meat-And-Processed-Meat-2018
  2. https://www.who.int/news-room/questions-and-answers/item/cancer-carcinogenicity-ofthe-consumption-of-red-meat-and-processed-meat
  3. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26043666/
  4. https://epi.grants.cancer.gov/diet/usualintakes/FFQ.English.June0304.pdf
  5. https://www.tga.gov.au/sites/default/files/cm-evidence-listed-medicines-05-01.gif
  6. https://www.cebm.ox.ac.uk/resources/levels-of-evidence/oxford-centre-for-evidencebased-medicine-levels-of-evidence-march-2009
  7. https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0309174014000564?via%3Dihub
  8. https://www.nature.com/collections/begeihaihj
  9. https://www.nature.com/articles/s41586-023-06749-3
  10. https://www.diagnosisdiet.com/full-article/meat-and-cancer
  11. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1182327/
  12. https://www.nature.com/news/the-top-100-papers-1.16224
  13. https://academic.oup.com/jrssig/article/8/3/116/7030037
  14. https://www.peak-human.com/post/dr-david-klurfeld-on-meat-not-causing-cancer-bogusvegetarian-scientists-and-balanced-nutrition
  15. https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0309174015300218
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Elena Luzi

Fondatrice Live Better