La nostra storia parte ii: com’è nato chokkino

Settembre 2001: ero stata mollata per l’ennesima volta da Alex. Stavo male, l’amore è il mio tallone d’Achille… La mia amica Ale mi propose di andare con lei una settimana al mare a Pietra Ligure.
Non conoscevo quella parte della Liguria e da subito ne rimasi affascinata: borghi marinari, acqua cristallina e soprattutto spiagge senza sassi! Un giorno Ale mi dice “oggi ti porto a vedere la mia spiaggia preferita”: prendiamo lo scooter e ci dirigiamo verso Savona. Entriamo nella galleria di Varigotti e quando usciamo non riesco a credere alla bellezza che ho di fronte: una spiaggia di sabbia dorata, mare cristallino e alle spalle una falesia imponente, il Malpasso. È stato amore a prima vista.

Settembre 2001: ero stata mollata per l’ennesima volta da Alex. Stavo male, l’amore è il mio tallone d’Achille… La mia amica Ale mi propose di andare con lei una settimana al mare a Pietra Ligure.
Non conoscevo quella parte della Liguria e da subito ne rimasi affascinata: borghi marinari, acqua cristallina e soprattutto spiagge senza sassi! Un giorno Ale mi dice “oggi ti porto a vedere la mia spiaggia preferita”: prendiamo lo scooter e ci dirigiamo verso Savona. Entriamo nella galleria di Varigotti e quando usciamo non riesco a credere alla bellezza che ho di fronte: una spiaggia di sabbia dorata, mare cristallino e alle spalle una falesia imponente, il Malpasso. È stato amore a prima vista.
Nel 2001 ero al mio ultimo anno di università e quindi appena mi era possibile scappavo al Malpasso, quel luogo era come ossigeno per me.
Una mattina vidi i ragazzi fare colazione pucciando la focaccia nel cappuccino e pensai: “Wow! Voglio assolutamente provarlo!”. Ma c’era un piccolo problemino: detestavo il sapore del caffè. Così decisi di fare un cappuccino base cacao: versai lo sciroppo al cioccolato che si usa sul gelato in una tazza da cappuccino, lo allungai con un po’ di acqua bollente per renderlo più liquido, aggiunsi il latte montato e ci pucciai la focaccia: buonissimo! Lo chiamai Cioppuccino e il 10 maggio 2002 registrai il nome.


Nel 2001 ero al mio ultimo anno di università e quindi appena mi era possibile scappavo al Malpasso, quel luogo era come ossigeno per me.
Una mattina vidi i ragazzi fare colazione pucciando la focaccia nel cappuccino e pensai: “Wow! Voglio assolutamente provarlo!”. Ma c’era un piccolo problemino: detestavo il sapore del caffè. Così decisi di fare un cappuccino base cacao: versai lo sciroppo al cioccolato che si usa sul gelato in una tazza da cappuccino, lo allungai con un po’ di acqua bollente per renderlo più liquido, aggiunsi il latte montato e ci pucciai la focaccia: buonissimo! Lo chiamai Cioppuccino e il 10 maggio 2002 registrai il nome.
RIFLESSIONE N°1
RIFLESSIONE N°2
RIFLESSIONE N°1
RIFLESSIONE N°2
– lavorai nel marketing in un’azienda di snowboard (un’altra delle mie grandi passioni);
– lavorai in un piccolo laboratorio di prodotti da forno biologici, in settimana si produceva e nel week end facevamo i mercatini bio nelle piazze;
– vendetti contratti di energia elettrica rinnovabile per Lifegate;
– lavorai in Enerpoint dove conobbi Cinzia e Daniela.
Negli anni successivi successero tante cose:
– lavorai nel marketing in un’azienda di snowboard (un’altra delle mie grandi passioni);
– lavorai in un piccolo laboratorio di prodotti da forno biologici, in settimana si produceva e nel week end facevamo i mercatini bio nelle piazze;
– vendetti contratti di energia elettrica rinnovabile per Lifegate;
– lavorai in Enerpoint dove conobbi Cinzia e Daniela.
RIFLESSIONE N°3
RIFLESSIONE N°3
Durante tutti quei lavori l’idea del Cioppuccino non mi abbandonò mai. Era sempre lì nella mia testolina e un bel giorno mi dissi “per fare il cioppuccino ho bisogno di una bevanda come il caffè ma di cacao”. Così presi la moka e misi il cacao in polvere al posto del caffè. Non funzionò: il cacao in polvere era troppo sottile e quindi l’acqua non riusciva a filtrare. A quel punto capii che il cacao in polvere doveva andare all’interno della bevanda: quindi scaldai l’acqua, la misi in una tazzina, aggiunsi 1 cucchiaino di cacao e mescolai. Disastro, era pieno di grumi, una vera schifezza!
Iniziai a fare un po’ di prove aggiungendo l’acqua poco alla volta per non avere grumi. Il problema era che quando avevo finito la bevanda era ormai fredda… Però dopo mille tentativi trovai il giusto equilibrio tra acqua e cacao e il risultato anche se freddo non era niente male! (lo ammetto, io all’inizio lo zuccheravo)
Il nome Ciocchino nacque il 10 novembre 2011, e questa è la foto del mio blocco di appunti dove vedete i vari nomi che poi hanno portato a Ciocchino. Per renderlo più internazionale alla fine divenne Chokkino.


Durante tutti quei lavori l’idea del Cioppuccino non mi abbandonò mai. Era sempre lì nella mia testolina e un bel giorno mi dissi “per fare il cioppuccino ho bisogno di una bevanda come il caffè ma di cacao”. Così presi la moka e misi il cacao in polvere al posto del caffè. Non funzionò: il cacao in polvere era troppo sottile e quindi l’acqua non riusciva a filtrare. A quel punto capii che il cacao in polvere doveva andare all’interno della bevanda: quindi scaldai l’acqua, la misi in una tazzina, aggiunsi 1 cucchiaino di cacao e mescolai. Disastro, era pieno di grumi, una vera schifezza!
Iniziai a fare un po’ di prove aggiungendo l’acqua poco alla volta per non avere grumi. Il problema era che quando avevo finito la bevanda era ormai fredda… Però dopo mille tentativi trovai il giusto equilibrio tra acqua e cacao e il risultato anche se freddo non era niente male! (lo ammetto, io all’inizio lo zuccheravo)
Il nome Ciocchino nacque il 10 novembre 2011, e questa è la foto del mio blocco di appunti dove vedete i vari nomi che poi hanno portato a Ciocchino. Per renderlo più internazionale alla fine divenne Chokkino.
A dicembre 2011 presi una decisione molto importante: un anno di aspettativa. Lavoravo in un’azienda del fotovoltaico: guadagnavo tantissimo 3.000 € al mese, l’azienda era bellissima, i miei colleghi anche e il settore allineato con i miei valori eppure ero profondamente insoddisfatta e infelice. Per dirla tutta ero depressa, perché dentro di me avevo sempre sognato di fare prodotti, di essere un imprenditore.
Iniziai a lavorare su di me. Fu molto difficile e molto doloroso però piano piano iniziai a vedere una luce in fondo a quel tunnel oscuro.
Un bel giorno riemerse la domanda da 1 milione di $: “ma tu cosa vuoi fare nella tua vita?”. A quel punto memore della frase “scegli il lavoro che ami e non lavorerai un solo giorno nella tua vita” osservai cosa amavo fare e come impiegavo il mio tempo: ero ossessionata dall’alimentazione che fin da piccola era stata per me una fonte di problemi (vedi parte I “chi sono”). Leggevo libri, studi scientifici, ascoltavo interviste a medici, ricercatori e nutrizionisti nella speranza di scoprire il segreto per dimagrire una volta per tutte.
Non mi pesava, potevo passare giornate intere a imparare. E così mi dissi: “voglio lavorare in questo settore, l’idea del Chokkino era buona, realizziamola!”
E così a fine novembre 2014 incontrai Nicola, il proprietario di Biepi, l’azienda che oggi produce Kaya, la macchina per fare Chokkino al bar.
A dicembre 2011 presi una decisione molto importante: un anno di aspettativa. Lavoravo in un’azienda del fotovoltaico: guadagnavo tantissimo 3.000 € al mese, l’azienda era bellissima, i miei colleghi anche e il settore allineato con i miei valori eppure ero profondamente insoddisfatta e infelice. Per dirla tutta ero depressa, perché dentro di me avevo sempre sognato di fare prodotti, di essere un imprenditore.
Iniziai a lavorare su di me. Fu molto difficile e molto doloroso però piano piano iniziai a vedere una luce in fondo a quel tunnel oscuro.
Un bel giorno riemerse la domanda da 1 milione di $: “ma tu cosa vuoi fare nella tua vita?”. A quel punto memore della frase “scegli il lavoro che ami e non lavorerai un solo giorno nella tua vita” osservai cosa amavo fare e come impiegavo il mio tempo: ero ossessionata dall’alimentazione che fin da piccola era stata per me una fonte di problemi (vedi parte I “chi sono”). Leggevo libri, studi scientifici, ascoltavo interviste a medici, ricercatori e nutrizionisti nella speranza di scoprire il segreto per dimagrire una volta per tutte.
Non mi pesava, potevo passare giornate intere a imparare. E così mi dissi: “voglio lavorare in questo settore, l’idea del Chokkino era buona, realizziamola!”
E così a fine novembre 2014 incontrai Nicola, il proprietario di Biepi, l’azienda che oggi produce Kaya, la macchina per fare Chokkino al bar.
RIFLESSIONE N°4
RIFLESSIONE N°4
Ricordo bene il mio primo incontro con Nicola: dopo la mia presentazione mi disse “quello che vuoi fare è impossibile. Una macchina non può dosare il cacao in polvere puro. Aggiungi lo zucchero come fanno tutti!”
E così aggiunsi zucchero e amido di mais alla ricetta, fu un lavoro lunghissimo perché bidognava rendere la polvere scorrevole. Alla fine riuscii a trovarla e iniziammo il lavoro di modifica di una macchina che Nicola usava per fare il caffè d’orzo e il ginseng.
Quando la macchina funzionava aprii la mia prima società società: Prima (che fantasia!)
Anche nei bar veniva ordinato e apprezzato. Poi arrivò l’estate 2016 e fu un disastro: con il caldo la macchina dosava la miscela in maniera scostante +/-30%! Non andava bene.
E così mi venne un’idea: nei bar per fare il caffè usavano un dosatore volumetrico (quello con la levetta) forse era il caso di provarlo! E così andai da Nicola e feci delle prove: funzionava! E attenzione attenzione: funzionava anche solo con cacao puro!


Ricordo bene il mio primo incontro con Nicola: dopo la mia presentazione mi disse “quello che vuoi fare è impossibile. Una macchina non può dosare il cacao in polvere puro. Aggiungi lo zucchero come fanno tutti!”
E così aggiunsi zucchero e amido di mais alla ricetta, fu un lavoro lunghissimo perché bidognava rendere la polvere scorrevole. Alla fine riuscii a trovarla e iniziammo il lavoro di modifica di una macchina che Nicola usava per fare il caffè d’orzo e il ginseng.
Quando la macchina funzionava aprii la mia prima società società: Prima (che fantasia!)
Anche nei bar veniva ordinato e apprezzato. Poi arrivò l’estate 2016 e fu un disastro: con il caldo la macchina dosava la miscela in maniera scostante +/-30%! Non andava bene.
E così mi venne un’idea: nei bar per fare il caffè usavano un dosatore volumetrico (quello con la levetta) forse era il caso di provarlo! E così andai da Nicola e feci delle prove: funzionava! E attenzione attenzione: funzionava anche solo con cacao puro!
RIFLESSIONE N°5
RIFLESSIONE N°5

Lì iniziò il vero cinema: un susseguirsi infinito di problemi… il cacao è veramente un ingrediente difficilissimo: primo non è solubile, quindi è necessario applicare un’energia per portarlo in sospensione all’interno del liquido, secondo non è scorrevole e quindi dal cono non scendeva, terzo, si attacca dovunque e a lungo andare formava delle montagnette che ostruivano la macchina…
Era un continuo: problemi, problemi, problemi…

Lì iniziò il vero cinema: un susseguirsi infinito di problemi… il cacao è veramente un ingrediente difficilissimo: primo non è solubile, quindi è necessario applicare un’energia per portarlo in sospensione all’interno del liquido, secondo non è scorrevole e quindi dal cono non scendeva, terzo, si attacca dovunque e a lungo andare formava delle montagnette che ostruivano la macchina…
Era un continuo: problemi, problemi, problemi…
RIFLESSIONE N°6
RIFLESSIONE N°6
Quando capii che la macchina funzionava decisi di aprire Live Better, ero terrorizzata e al tempo stesso al settimo cielo perché era un sogno che avevo da tanto tempo: un’azienda che sviluppasse prodotti deliziosi e al tempo stesso sani!
Finalmente problema risolto dopo problema risolto a metà dicembre 2017 avevamo il primo prototipo di Kaya che però era ben lungi dall’essere perfettamente funzionante… Problemino: il 20 gennaio cominciava il Sigep, la fiera più importante in Italia per i bar.


Quando capii che la macchina funzionava decisi di aprire Live Better, ero terrorizzata e al tempo stesso al settimo cielo perché era un sogno che avevo da tanto tempo: un’azienda che sviluppasse prodotti deliziosi e al tempo stesso sani!
Finalmente problema risolto dopo problema risolto a metà dicembre 2017 avevamo il primo prototipo di Kaya che però era ben lungi dall’essere perfettamente funzionante… Problemino: il 20 gennaio cominciava il Sigep, la fiera più importante in Italia per i bar.

Iniziammo ad installare le macchine solo a settembre 2018. Andavamo noi in giro per i bar, con Kaya nel trolley. Sinceramente non avevamo la minima idea di quello che stavamo facendo… però in qualche modo riuscimmo ad installare quasi 300 macchine in 3 mesi!!!
C’era un problema però: i baristi non sono dei gran venditori, loro sono abituati a dare al cliente quello che chiede “un caffè per favore” e quindi i consumi di Chokkino erano molto bassi… Decidemmo quindi di fare delle fiere per fare assaggiare Chokkino ai clienti con la speranza che poi lo chiedessero al bar. A Marzo 2019 partecipammo alla fiera “Fa la cosa giusta!” a Milano. Avevamo un micro stand dove regalavamo Chokkino. Durante quei tre giorni le persone erano entusiaste di Chokkino e continuavano a chiederci “come faccio a farlo a casa?”.

Iniziammo ad installare le macchine solo a settembre 2018. Andavamo noi in giro per i bar, con Kaya nel trolley. Sinceramente non avevamo la minima idea di quello che stavamo facendo… però in qualche modo riuscimmo ad installare quasi 300 macchine in 3 mesi!!!
C’era un problema però: i baristi non sono dei gran venditori, loro sono abituati a dare al cliente quello che chiede “un caffè per favore” e quindi i consumi di Chokkino erano molto bassi… Decidemmo quindi di fare delle fiere per fare assaggiare Chokkino ai clienti con la speranza che poi lo chiedessero al bar. A Marzo 2019 partecipammo alla fiera “Fa la cosa giusta!” a Milano. Avevamo un micro stand dove regalavamo Chokkino. Durante quei tre giorni le persone erano entusiaste di Chokkino e continuavano a chiederci “come faccio a farlo a casa?”.
RIFLESSIONE N°7
RIFLESSIONE N°7
RIFLESSIONE N°8
RIFLESSIONE N°8
Dopo aver fatto questa scelta abbiamo capito che il modo perfetto per vendere il nostro Home-Kit Chokkino era Instagram perché ci dava la possibilità di spiegare il prodotto. La risposta è stata immediata: hanno cominciato ad arrivare gli ordini, validando la nostra ipotesi che Chokkino andasse a rispondere ad un reale bisogno: avere un’alternativa al caffè.


























































Piacere di conoscerti Elena..ma iogià ti ho conosciuta ramite il sito di vendita QVC qualche anno fà..l’avevo preso per Natale….avevo già acquistato tutto il kit..lo avevo finito..ma sinceramente non avevo trovato o almeno capito il senso di questo cacao..invece oggi che sono in quasi menopausa..mi sono sentita tutti i giorni molto scarica..stanca ..un pò giù di morale..e quindi cercavo un modo per riprendere la mia naturale allegria..però sensa far uso di farmaci..integratori..cose varie insomma ..e un giorno guardando un video sul cacao..hanno iniziato a dire quanti minerali ha…e allora…sentendo sempre il bisogno di dolce..o comunque qualcosa di gustoso..(che non sia un panino con la mortadella che adoro!!)ho pensato che sccome è una fonte di minerali che mi fa tralatro stare bene..perchè non ricercare quel caco buono..puro..che avevo già provato?..ed eccomi qui..primo ordine fatto..e devo dire che prorio adesso me lo sono preparato..e sono le 18 di pomeriggio…adorooo
Grazie Moira!
CIao Elena vorrei segnalare una piccola alternativa di carne grass fed,di loro produzione,manzo e maiale.
Così da agevolare chi vive nella zona di Firenze.
Antica Macelleria i Dini
Via Mortuli 12 rosso Firenze
http://www.anticamacelleriadini.it/
Grazie.
Ciao grazie mille!
Si Elena è stato utile è bellissimo poter leggere come è nato chokkino e devi essere super fiera e felice di te stessa perché sei riuscita a realizzare il sogno della tua vita! Ti auguro di poterne realizzare ancora tanti perché te lo meriti proprio! Un’abbraccio Lucy.
Grande donna!sei una persona di una sensibilità meravigliosa
Sonia